Il Primo Ministro non è eletto dal popolo

La cosa che più mi aveva stupido delle esternazioni di Berlusconi dopo la bocciatura del Lodo Alfano era la sua pretesa di essere eletto dal popolo, e quindi di essere migliore del Presidente della Repubblica o della Corte Costituzionale. Per meglio dire, non mi stupiva tanto la sua affermazione, quanto più il fatto che nessuno la contestasse.

Il Primo Ministro, infatti, non è affatto eletto dal popolo. Neppure si chiama Presidente (come piace a Berlusconi), semmai Presidente del Consiglio, per ricordarsi che non è certo il Presidente degli Italiani, ma soltanto il Presidente del Consiglio dei Ministri, o Primo Ministro appunto.

La nostra Costituzione, che grazie al cielo Berlusconi ancora non è riuscito a cambiare così in profondità, dice che il Primo Ministro è nominato dal Presidente della Repubblica, su indicazione dei partiti eletti alle Camere. Non siamo in una Repubblica Presidenziale.

La legge elettorale è stata via via modificata per portare quanto più possibile all’elezione diretta del Primo Ministro, storcendo le indicazioni della Costituzione.

Oggi, finalmente, trovo un articolo su La Repubblica nel quale, finalmente, si dice quello che ho scritto qui sopra. C’è anche un’ottima analisi che spiega che, in fondo, i voti presi da Berlusconi non sono affatto tanti.

Marino sulla Ru486

In questo caso, faccio un copia e incolla di questo post sul sito di Marino. Troppo condivisibile.

Ignazio ha affermato oggi che “è semplicemente ridicolo pensare che un’indagine conoscitiva, condotta da una commissione legislativa composta da politici, possa valutare ciò che è stato fatto per anni da tecnici americani, europei e italiani, esperti di farmacologia e medicina. Vale la pena ricordare che la Ru486 non è un farmaco sperimentale, esiste da anni, è utilizzato in molti paesi, ed è stato studiato e autorizzato dagli organismi più importanti a livello mondiale: la Fda per gli Stati Uniti e l’Emea per tutta l’Europa. L’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) deve poter procedere in maniera indipendente senza sentire sulla testa la spada di Damocle di una Commissione del Senato che indaga non si sa bene perché”.

Ignazio ha concluso affermando che “la politica dovrebbe perdere l’abitudine di mescolare i propri obiettivi interni con le questioni tecniche che richiedono percorsi e competenze specifiche”.

La Daddario ad Annozero

Torno a scrivere su questo spazio dopo quasi un mese di inattività, durante il quale mi sono successe un’infinità di cose, con un post molto simile al precedente: due pensieri su Berlusconi e la Daddario, in particolare per la
sua presenza ad Annozero di ieri sera.

Il primo pensiero è che tutti i giornali e le televisioni del mondo, compresa la RAI, parlarono della storia di Bill Clinton e del sesso orale (e gratuito) nella camera ovale. Perché ora non dovrebbero parlare del sesso vero (e a pagamento, anche se pagato pare da altri) di Berlusconi a palazzo Grazioli e/o villa Certosa? Perché deve essere considerato gossip e non una notizia che gli Italiani hanno il diritto di sapere?

Il secondo pensiero riguarda chi dice che nel servizio pubblico non dovrebbe esserci spazio per certe frivolezze. Il fatto che non siano frivolezze è già stato discusso poche righe sopra, ma, anche ammettendo che lo siano, non capisco perché nessuno dice
nulla, ad esempio, di frivolezze come L’Isola dei Famosi o X-Factor.

Il clima da censura è evidente, palpabile e scandaloso, pensando anche alla questione Dandini.
E io che rivorrei Luttazzi in televisione…

Responsabilità penali per Berlusconi

Una delle notizie di oggi è che Berlusconi non avrebbe responsabilità penali nella questione legata a Tarantini e alle escort (leggasi prostitute), almeno stando alle dichiarazioni rese da Tarantini stesso, che afferma di aver presentato le ragazze a Berlusconi come sue amiche.

Ho due riflessioni.

La prima è che, mi par di capire, le non responsabilità penali di Berlusconi deriverebbero dal fatto di non aver pagato per quelle ragazze, cioè di essere effettivamente solo il famoso “utilizzatore finale”. Non sono sicuro di aver capito bene, ma, se è effettivamente così, mi pare ugualmente inaccettabile dal punto di vista politico, e non solo.

La seconda riflessione è che, se effettivamente le cose stanno come sopra ipotizzato, mi pare piuttosto improbabile che Berlusconi pensasse effettivamente che non ci fosse alcun tornaconto per le amiche offerte da Tarantini: non lo faccio così ingenuo.

Quindi, dal mio punto di vista, può anche essere che non ci siano responsabilità penali, ma questo non toglie nulla alla gravità degli eventi.

E in mezzo ci mettiamo D’Alema, che pare fosse anche lui in stretti rapporti con Tarantino. Vedremo anche in questo caso cosa dirà la magistratura in merito a questi rapporti.

Scosse in arrivo

Prima dell’estate si era parlato di “scosse” in arrivo che avrebbero toccato Berlusconi e tutti avevano pensato alle inchieste di Bari, cioè allo scandalo di Berlusconi “utilizzatore finale” di prostitute.
D’Alema, colui che per primo aveva parlato delle “scosse”, si era subito affrettato a dire che lui intendeva tutt’altro.

Recentemente ho poi sentito parlare di nuovo di queste “scosse”, associate alle procure e all’antimafia, ma ancora non avevo capito.

Ora Berlusconi sorprende tutti (come al solito) e anticipa lo scandalo parlando per primo di quelli che lui definisce i complotti delle procure per screditarlo e avvicinarlo all’ambiente mafioso. Ne parla Libero di oggi.

Staremo a vedere come va a finire. Anche Fini mostra ormai in modo evidbte tutta la sua insofferenza. Che sia la volta buona?

Pippo Civati

Ieri sera ho incontrato Pippo Civati, della mozione Marino.

Incontro bello e interessante. Molto convincente.

In difesa della libertà di stampa

Ecco l’appello di Franco Cordero, Stefano Rodotà e Gustavo Zagrebelsky pubblicato su questa pagina de La Repubblica e che invito tutti a firmare:

L’attacco a “Repubblica”, di cui la citazione in giudizio per diffamazione è solo l’ultimo episodio, è interpretabile soltanto come un tentativo di ridurre al silenzio la libera stampa, di anestetizzare l’opinione pubblica, di isolarci dalla circolazione internazionale delle informazioni, in definitiva di fare del nostro Paese un’eccezione della democrazia. Le domande poste al Presidente del Consiglio sono domande vere, che hanno suscitato interesse non solo in Italia ma nella stampa di tutto il mondo. Se le si considera “retoriche”, perché suggerirebbero risposte non gradite a colui al quale sono rivolte, c’è un solo, facile, modo per smontarle: non tacitare chi le fa, ma rispondere.

Invece, si batte la strada dell’intimidazione di chi esercita il diritto-dovere di “cercare, ricevere e diffondere con qualsiasi mezzo di espressione, senza considerazioni di frontiere, le informazioni e le idee”, come vuole la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del 1948, approvata dal consesso delle Nazioni quando era vivo il ricordo della degenerazione dell’informazione in propaganda, sotto i regimi illiberali e antidemocratici del secolo scorso.

Stupisce e preoccupa che queste iniziative non siano non solo stigmatizzate concordemente, ma nemmeno riferite, dagli organi d’informazione e che vi siano giuristi disposti a dare loro forma giuridica, senza considerare il danno che ne viene alla stessa serietà e credibilità del diritto.

Franco Cordero
Stefano Rodotà
Gustavo Zagrebelsky

D’Alema scende in campo

Dopo il discorso di ieri di Veltroni, scende in campo anche D’Alema, così diventa del tutto evidente chi c’è dietro Fransceschini e Bersani.

Credo che Veltroni potesse tranquillamente evitare le sua uscita perché, dopo la sua gestione fallimentare del PD, qualunque ulteriore parola può solo disaffezionare gli elettori; intendo dire che il suo appoggio a Fransceschini gli farà perdere voti alle primarie.

Tuttavia, l’uscita di D’Alema è anche peggiore nei contenuti. Citando da La Repubblica:

Congresso pd, D’Alema all’attacco “Basta leaderismo plebiscitario”
ROMA – Difende quegli “apparati” da più parti additati come il freno alla riuscita del Pd. Contesta la tesi di chi li indica come gli unici responsabili delle “due disastrose sconfitte politiche” dei democratici. A passare per il principale responsabile dell’affossamento del pd Massimo D’Alema non ci sta. L’ex ministro degli Esteri lo dice chiaro e tendo: “Se si dà la colpa di non aver raggiunto il 40% dei consensi auspicato da Eugenio Scalfari agli apparati cattivi, non c’è discussione politica ma solo la ricerca della via per eliminare i cattivi e si finisce male”.

Si inizia con la voglia di eliminare le primarie (“basta leaderismo plebiscitario”) e dare un calcio nel sedere a ciò che di buono è rimasto in quel progetto di PD ancora incompiuto; si finisce con una minaccia. Non c’è male.

Mi dispiace molto per Bersani, perché il fatto di essere appoggiato da un D’Alema che dice cose simili mi fa allontanare molto dall’ipotesi di votarlo.

Update: ne parla anche Sofri

Repubblica e Vaticano

repubblica vaticano

Fino a poco tempo fa La Repubblica dedicava quasi un articolo al giorno alle critiche al Vaticano.

Da un po’ di tempo, sembra che il Vaticano abbia finalmente cambiato rotta, tornando ad interessarsi di più dei problemi sociali.

Quando ho visto il titolo riportato nella fotografia qui sopra, che porta ad un articolo su decreto sicurezza, ho pensato che i tempi sono veramente cambiati: ora La Repubblica è passata ad apprezzare le parole del Vaticano.

Se D’Alema rispettasse la parola…

Via Wittgenstein, torna alla ribalta una dichiarazione di D’Alema di sei mesi fa:

“Quando ci sarà bisogno di trovare un nuovo leader io credo che debba essere una persona di un’altra generazione. A questo punto è il tempo di una nuova generazione: noi dobbiamo dare una mano perché questa generazione possa affermarsi e prendere nelle sue mani il destino della sinistra e spero del paese. Pretendo di essere creduto quando dico queste cose”

Ripetiamo insieme: “Quando ci sarà bisogno di trovare un nuovo leader io credo che debba essere una persona di un’altra generazione”.

Staremo a vedere.