I pericoli del bis di Napolitano

Giorgio Napolitano

Ho riflettuto e sono giunto alla convinzione che la rielezione di Napolitano abbia dei risvolti pericolosi. Specifico subito bene: la rielezione, non Napolitano.

Mi riferisco alla forzatura in chiave presidenziale che è stata fatta alla nostra bella Costituzione.

Il pericolo, come già detto, non credo affatto che sia Napolitano, ma piuttosto il precedente che si è instaurato e che potrebbe diventare problematico se i futuri presidenti dovessero essere meno attenti e meno rispettosi della democrazia.

L’ultima forzatura è stata, appunto, la rielezione stessa. Lo stesso Napolitano, e prima di lui Ciampi e altri, aveva affermato che la rielezione di un Presidente della Repubblica, anche se non è esclusa dalla Costituzione, non è in linea con essa. In questa particolare situazione, Napolitano ha inteso che questa forzatura fosse accettabile, e probabilmente ha ragione, ma ha di fatto creato un precedente e, in futuro, nessuno potrà obiettare.

In precedenza, comunque, si era già mosso ben oltre la prassi, prendendosi tutti i poteri che la Costituzione consente, ma che nessuno prima di lui aveva mai utilizzato. L’incarico assegnato di sua iniziativa a Mario Monti è l’esempio più lampante di questo processo di modifica delle prassi costituzionali. Ora, tale processo si è ulteriormente amplificato tanto che è diventato assolutamente normale, nessuno se ne lamenta, che il Primo Ministro sia scelto dal Presidente della Repubblica e non dalle delegazioni parlamentari. Mi spiego meglio: prima, il Presidente della Repubblica si limitava a nominare il Primo Ministro, che veniva tuttavia scelto dal Parlamento (con varie sfumature, perdonate la semplificazione); oggi, invece, è stato emblematico l’intervento di Debora Serracchiani alla riunione della direzione del PD dove ha detto: “non ho ancora capito se c’è un ordine del giorno dove mi pare che ci sia scritto che decide tutto Napolitano; allora non mi pare che ci sia nulla da discutere” (link al video, minuto 4:05) – peraltro, tale ordine del giorno effettivamente c’era e effettivamente è stato approvato di “assicurare pieno sostegno” a Napolitano (link).

Se tutto ciò appare accettabile in questo momento di emergenza, è proprio nelle emergenze che le regole andrebbero invece rafforzate, e non disattese.

In futuro, infatti, potremmo ritrovarci un Presidente della Repubblica che, ad esempio, si rifiuta di sciogliere le Camere pur se in palese assenza di una maggioranza, mantenendo in carica un governo anche in mancanza della fiducia del Parlamento (come in effetti è successo in parte con la vicenda Monti) e paralizzando il paese. Oppure, molto peggio, un futuro Presidente della Repubblica potrebbe decidere di sciogliere le Camere se queste dovessero rappresentare una maggioranza a lui sgradita, minacciando di sfiduciare il suo governo. O, addirittura, sciogliere le camere a ripetizione fino a quando queste non rappresentino una maggioranza a lui gradita e tale, ad esempio, da garantirgli la rielezione (eventualità contro la quale la Costituzione si tutela col cosiddetto “semestre bianco” che, però, potrebbe rivelarsi insufficiente). Si tratterebbe, peraltro, di un Presidente della Repubblica privo di mandato popolare, con un incarico lunghissimo (7 anni) e rinnovabile all’infinito.
Se provo per un momento ad immaginare che a quella carica e con quei poteri sia eletta una persona che dubito possa essere imparziale, come ad esempio Berlusconi, mi vengono i brividi.

Ecco perché, in definitiva, trovo molto pericolo il precedente che si è affermato.

Se si vuole dare più potere al Presidente della Repubblica, occorre modificare la Costituzione per introdurre anche gli opportuni correttivi, ad esempio un’elezione popolare, un mandato più breve, un numero massimo di mandati. In caso contrario, il pericolo è alto.