Corrispondente da Gaza

Andando verso Ferrara ascoltavo Radio2 e un collegamento telefonico con quello che è stato descritto come l’ultimo italiano a Gaza.

Mentre era in collegamento, raccontava che avevano appena ricevuto una telefonata dall’esercito israeliano che entro pochi minuti avrebbe bombardato il loro palazzo, quello dove stavano tutti i pochi giornalisti rimasti. Sempre mentre era al telefono, stava scappando in un palazzo vicino assieme a tutti gli altri e dopo poco si sono sentite le bombe.

Ha descritto la realtà di Gaza con una naturalezza ed insieme una drammaticità incredibile: mangiare pane ammuffitto, spari sulle ambulanze, bambini trucidati, contarsi di continuo per vedere in quanti si è rimasti, l’odio della gente che monta.
In qualche modo ha permesso di cogliere una parte, seppur piccola, di quel dramma che sta vivendo la gente comune che vive (vive?) a Gaza.

La domanda mi viene spontanea: perché nessuno ne parla? Perché le notizie riguardano quasi esclusivamente le trattative, quanto peso politico sia rimasto ad Hamas, le risoluzioni dell’ONU? Non avevo ancora sentito raccontare veramente cosa sta succedendo.