Perché votare

Ieri sera ho partecipato ad un incontro sul perché sarebbe giusto andare a votare e non astenersi. Nel farlo, ho portato con me i ragazzi che educo e che sono, quasi tutti, alle prime esperienze di voto.

Senza entrare, per ora, nel merito della questione, volevo solo segnalare e quelli che ritengono che l’unico voto utile sia il non voto, come Beppe Grillo e tutti quelli che lo ascoltano, di chi sono in compagnia.

L’incontro di ieri è stato sulla scia di quelli che da più di 10 anni vengono sempre organizzati a Ferrara prima di ogni elezione (anche amministrativa) da una serie di associazioni, tendenzialmente cattoliche.
Questa volta, l’Azione Cattolica e tutte le associazioni più legate alla Curia si sono chiamate fuori e la Curia stessa si è rifiutata di offrire la sala normalmente utilizzata per questi incontri.

Capito bene. Un incontro apartitico, durante il quale si è parlato solamente del perché si dovrebbe o non si dovrebbe votare e del significato di cittadinanza attiva e responsabile, è stato boicottato dalla Curia, che si giustifica dicendo che sono le indicazioni di Bagnasco. Lo stesso tipo di incontro fatto sempre nelle occasioni precedenti.

Ognuno tragga le proprie conclusioni.

Qui iniziano le mie opinioni personali sulla questione del’andare votare.

Io avevo già da tempo deciso di andare a votare, pur se schifato da questa legge elettorale che non ci permette di scegliere, dal fatto che non piacesse a nessuno ma non siano stati capaci di modificarla, dal fatto che comunque la composizione delle camere è per larga parte già decisa.
Tuttavia, credo che non votare significhi, di fatto, abdicare al proprio diritto di protestare e consegnare tutto in mano ad altri. Se mi vengono a dire che il mio voto comunque non serve, mi arrabbio moltissimo e mi sento defraudato: non voglio esserlo.
Il voto serve sempre, in questo caso probabilmente serve a poco, ma rabbrividisco se penso che potrebbe diventare normale la situazione degli USA, dove va a votare la metà delle persone e nessuno se ne preoccupa.

E’ la generazione dei giovani che deve farsi avanti e prendersi il potere, perché i vecchi continuano a indebidare il paese e ad arricchirsi sulle nostre spalle. Quando saremo grandi noi, saremo schiacciati da questi debiti e sarà troppo tardi. Non possono essere i vecchi ad auto-privarsi dei propri privilegi per darne un po’ a noi, non lo hanno fatto in 30 anni e non lo faranno mai, dobbiamo essere noi a prenderceli.
Questo lo pensavo fortissimamente anche prima di ieri sera e ad alcuni avevo anche già espresso il mio pensiero, ma sentirlo dire da una persona di 50 anni da un palco, mi ha fatto ancora più effetto.