I precari votino il referendum sul welfare

Tutti quelli che mi leggono regolarmente ormai sapranno che da circa tre mesi lavoro in un’azienda metalmeccanica e, quindi, sento parlare spesso del referendum sul welfare.

Esco da una recente assemblea che mi ha lasciato un sapore amaro in bocca, per come è stata condotta da persone con una sola particolare posizione e senza lasciare il minimo spazio di confronto. Nel posto dove lavoro, tanto per essere chiari, l’unico sindacato presente è la FIOM.

Questi fatti hanno almeno avuto il merito di farmi percepire chiaramente l’urgenza e l’importanza, per i giovani, di mobilitarsi su questi temi, urgenza che se fossi ancora a fare il mio lavoro precedente non avrei mai colto.

Non è possibile lasciare, ancora una volta, che a decidere per noi giovani, spesso non ancora lavoratori o lavoratori precari, siano solo quelli che il lavoro già ce l’hanno e che si preoccupano solo di preservare i propri privilegi (spesso giusti, per carità) e di andare in pensione il prima possibile, in entrambi i casi a scapito di chi il lavoro non lo trova anche a causa di quei privilegi e in pensione ci andrà (forse) tra moltissimi anni.
Non è possibile che questo referendum si voti solo nelle fabbriche, dove è rappresentata solo una delle possibili voci, per giunta una di quelle voci che con più probabilità vanno contro agli interessi dei giovani.

E infatti non è così, perché possono e devono votare anche i precari: i dottorandi, gli assegnisti di ricerca, gli operatori del call center, gli sfruttati dalla cepu, i precari degli enti pubblici, i tirocinanti a vita, etc.

I giornali e telegiornali non lo mettono in evidenza, ricordando solo che da oggi si vota nelle fabbriche, ma non è solo così. Da oggi si vota anche in tutte le camere del lavoro e io invito tutti, ma proprio tutti, soprattutto i giovani, ad andare a farlo, per non lasciare il nostro futuro nelle mani di chi pensa ad interessi che rendono il nostro futuro più difficile.

Ho la mia idea su cosa sia giusto votare, ma non ha grossa importanza. La cosa importante, credo, è esprimersi per riappropriarsi di ciò che ci spetta.
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