Sul Papa e l’Islam

Torno dalla Cina e, sul primo giornale italiano che riesco a leggere, sull’aereo tra Monaco e Bologna, scopro che sono successe troppe cose. Dalla morte della Fallaci al Papa che chiede scusa per qualcosa, cosa mai vista a parte Giovanni Paolo II che, tra mille polemiche, si era scusato per gli orrori della Chiesa del passato.

Ora, forse, troverò il tempo di leggere i commenti dei vari blog che seguo, ma dopo una settimana sono talmente tanti che non so se ce la farò. Sono però curioso di vedere cosa capita in una situazione nuova, una situazione nella quale i sostenitori di un certo tipo di libertà di parola, gli stessi che a suo tempo si erano indignati per la reazione alla pubblicazione delle vignette, ora devono difendere un loro storico nemico, il Papa.

Io mi sento tra questi e, pur non amando Benedetto XVI, non posso che indignarmi per le reazioni spropositate, ancora una volta, del mondo islamico. Ovvio che un Papa pensi che la sua religione è la migliore, perché chiunque creda in qualcosa, una religione o altro, non può che pensare di essere nel giusto, altrimenti non crederebbe affatto.
Ritenere che qualunque pensiero abbia pari dignità è diverso dal ritenere che i pensieri degli altri siano altrettanto giusti del proprio. Lo stesso vale per le religioni.

Allora, come si può minacciare la Guerra Santa perché un professore, incidentalmente anche Papa, durante un incontro in una Università, ha citato il pensiero di un antico, contrario alla religione islamica? Come si può non tenere conto delle parole del Papa in altre occasioni, quando disse che la religione islamica non porta violenza di per sè, ma solo per l’uso strumentale che certi fondamentalisti ne fanno, o quando chiese le scuse per la pubblicazione delle vignette satiriche?
Sono preoccupato e spero seriamente che la situazione non degeneri, perché questa volta il nostro Paese rischia grosso.papa