Lavoro in Francia ed in Italia

CPE
Foto di Malias

Io sono allibito da quanto sta succedendo in Francia. Piacevolmente sorpreso di vedere come vanno le cose da loro, ancora più deluso da come vanno qua.

La dirò in modo diretto, è una cosa che mi tocca da vicino e la scrivo con lo stomaco.

Mi par di capire che in Francia ci sia una sorta di rivoluzione perché i giovani, dopo essere stati assunti, potranno essere licenziati con estrema facilità per i primi due anni.
In Italia è un miracolo essere assunti. Per il resto ci si barcamena tra contratti a progetto, contratti a tempo determinato, regime di partita IVA forzata (su questo dovrò scrivere qualcosa di più, confrontando la situazione qui con quella che ho vissuto in Inghilterra, c’è da mettersi le mani nei capelli) ed i famigerati tirocini, in cui dovresti arrivare a ringraziare le aziende che ti offrono la possibilità di lavorare gratis, o sottopagato, per loro.

Mi pare assurdo. Mi pare che noi dovremmo fare qualcosa di molto peggio che in Francia. Qui la situazione è scandalosa, e nessuno fa o dice niente.

Ora dirò perché secondo me in Italia non succede nulla, perché sono così disgustato.
Il problema sono i nostri sindacati. In Francia la rivolta è guidata e coordinata a livello nazionale dai sindacati, che si preoccupano di fare il loro lavoro: difendere i diritti dei lavoratori, anche dei futuri lavoratori.
In Italia non c’è nessuna organizzazione nazionale che protesti contro la situazione. Nascono qua e là delle proteste, sempre limitate, mai pubblicizzate; ognuno pensa solo al proprio problema; nessun precario ha il coraggio di esporsi troppo perchè, essendo precario, rischia il lavoro.

I precari non possono organizzarsi e coordinarsi a livello nazionale da soli. Eppure i nostri sindacati non si interessano del problema, impegnati come sono a difendere gli intoccabili e spesso assurdi diritti di chi già lavora, di chi il posto già ce l’ha.
Allora ci ritroviamo all’assurdo di quelli che rubavano negli aereoporti milanesi e che volevano continuare a lavorare fino al termine del processo, mentre i precari rischiano il posto anche solo per una malattia.

Sono schifato.

Nessuno in questa campagna elettorale sembra interessarsi del problema. L’unico che ne ha parlato è stato Prodi, durante il confronto televisivo con Berlusconi. L’argomento è stato appena sfiorato, ma questo è l’ennesimo buon motivo per votare Unione.
Da una parte Prodi ha cercato di spiegare come affrontare la situazione, come riequilibrare il mercato, come spingere le aziende a stipulare contratti veri al posto di quelli fasulli che oggi sono così ampiamente usati. Dall’altra è solo un levarsi di “alzerete le tasse”.
Beh, datemi un lavoro e sarò ben contento di pagare le tasse.

Lo dicevo tempo fa e lo ripeto. Il costo della precarietà va sostenuto dallo Stato.

Infine, vi prego, smettiamola di sbandierare in giro dati in cui si vede l’aumento dei posti di lavoro. Iniziamo a contare posti di lavoro veri e quelli fasulli, quelli che non ti permettono di comprare casa, sposarti, avere un bambino. Quello non è lavoro.precarietàrivoltafrancia

8 Risposte a “Lavoro in Francia ed in Italia”

  1. Perchè in Francia non esiste un presidente come Berlusconi che fa credere che tutto è bello e funziona bene e che riesce ad essere persuasivo grazie alle sue grandi doti comunicatorie.
    In Italia inoltre non si può criticare del tutto la flessibilità in quanto anche il centro/sinistra ha creato la legge TREU.
    I Sindacati in italia checchè se ne dica sono mooolto più tranquilli di quelli francesi.. e pensare che parlando oggi con un militante di FI ha detto che i sindacati italiani sono terribili da abolire.. quello che mi spiace è che anche se a livello nazionale non viene detto esplicitamente nelle sezioni di partito questo dicono ai giovani.

  2. Ma, fossi in te guarderei http://www.nidil.cgil.it/ per verificare se è così vero che i sindacati italiani non si occupano di precari.

    Per inciso ,quelli francesi sono molto deboli e con pochissimi iscritti (molto meno dlela media degli altri peesi europei) e forse per questo sono un po’ ribellistici.

    Quanto a Treu e alla flessibilità “di sinistra”, consiglio anche qui di verificare. I sindacati francesi (e anche il movimento giovanile studentesco) se si esclude la ridicola frangia troskista, lottano contro la CPE proponendo meccanismi di negoziazione e “flexsecurity” (cioè flessibilità regolata in cambio di più ammortizzatori sociali, formazione, recupero, ecc,. sul modello svedese). Che è esattamente ciò che c’è nel programma del centrosinistra.

    PS. altro consiglio è leggere il libretto sul modlelo sociale scandinavo pubblicato recentemente con l’Unità.

    ciao

  3. @Corrado: scusami, ma o non capisco io quello che hai scritto tu, o quello che ho scritto io è incomprensibile.
    Mi sembra che diciamo e vogliamo le stesse cose, ma tu contesti quello che ho scritto io.

    Ribadisco che il mio sentire è che i sindacati se ne freghino di quello che capita ai precari. Ribadisco che il mio sentire è che questa non sia una priorità per la coalizione di centrodestra.

    Mi sembra, però, che entrambi vediamo una soluzione simile al problema, e ad entrambi sembra che il centrosinistra vada in quella direzione.

  4. Corrado in teoria sono d’accordo con te… ma se in Italia non è successo niente ci sarà un perchè.. in Italia i sindacati non sono stati così disinvolti come in Francia, e non tutta l’opposizione ha criticato allo stesso modo la legge biagi, per alcuno da abolire per altri da modificare. Forse c’è stato un momento di sbandamento e si aspetta un possibile ( spero ) governo di centro sinistra che ripristini un pò le cose.

  5. boh, in effetti anch’io non sono stato molto chiaro, e me ne scuso. Sì, mi sembra che siamo abbastanza d’accordo, salvo su due cose: il mio link al nidil voleva segnalare appunto che non sono convinto che il sindacato italiano sia così orientato alla sola protezione dei già garantiti. E quanto alla legge Maroni, la questione se cambiarla o abolirla è più una robaccia mediatica (una delle tante messe in giro per far perdere le elezioni all’Unione) che sostanza. Le differenze nominalistiche fra i vari partiti dell’Unione in proposito non hanno impedito di scrivere un chiaro programma di flexsecurity che di fatto abolirebbe tutto ciò che c’è di negativo in quella legge.

    Ora incrociamo le dita e scuotiamo gli indecisi, se ne conosciamo qualcuno, che altri 5 anni di Berlusconi non li reggerei proprio:-))

  6. Io ho 25 anni e lavoro da 2 anni perchè me lo merito. Ho avuto 2 anni di contratto a termine (1 anno e poi rinnovato) e al prossimo rinnovo sarà un contratto a tempo indeterminato.

    Questo perchè me lo merito.

    Cosa c’è di scandaloso nel licenziare uno che non lavora bene.
    Cari i miei compagni l’epoca dei soli diritti e nessun dovere (speriamo) stia per finire.

    Ma la cosa che mi ha lasciato più allibito è che una di queste presunte capo-popolo di organazzioni studentesche francesi è una studentessa non so di quale facoltà di 27 anni d’età.
    L’ho sentita farneticare in tv che protestava perchè non sapeva quale futuro l’aspettava.
    Beh secondo me se si fosse sbattuta un pò di più per finire l’università a suo tempo e poi andare a lavorare invece che fare la compagna con i soldi del papi, allora il futuro avrebbe potuto costruirselo con più serenità.

    PS ricordatevi cari miei proletari che tutti i nuovi capi comunisti provengono dalla media borghesia, quelli che voi odiate.

  7. Enri… la prossima volta prima di sputare veleno cerca almeno di finire tu per primo di studiare in pari 😛 (si, ok, lavoravi e mille altri motivi, non è una critica verso di te, ma verso il fatto che spari sentenze)

    Forse tu non lo sai, ma tra queste pagine c’è scritto. Io ho rifiutato un posto a tempo determinato (con prospettive di carriera e guadagni molto consistenti) per poter fare qualcosa che mi piaceva di più. Ma questo non mi impedisce di vedere che la situazione IN GENERALE è quella che è.
    Il lavoro si trova, ma non sempre è un vero lavoro, un lavoro che permetta di fare un mutuo o decidere di avere un bambino. Per una donna è peggio. Se uno non lo vede e guarda solo che lui sta bene, ha gli occhi foderati di prosciutto.

    Infine, riguardo alla tua domanda “Cosa c’è di scandaloso nel licenziare uno che non lavora bene?”, la mia risposta è, ovviamente, niente.
    E’ c’è scritto a chiare lettere nel mio post: “Eppure i nostri sindacati non si interessano del problema, impegnati come sono a difendere gli intoccabili e spesso assurdi diritti di chi già lavora, di chi il posto già ce l’ha […]”

    Il problema è che le aziende possono licenziare non solo chi lavora male, o chi occupa una posizione non più necessaria (i famosi redundant inglesi), ma anche chi aspetta un bambino, chi protesta, chi vuole l’aumento, chi ha bisogno di essere assunto per comprare casa… che possono permettersi di assumere in questo modo perché le leggi lo consentono e che il governo non ha fatto nulla per arginarlo. Non ha fatto nulla questo governo così come i sindacati, altrettano (anzi, di più) colpevoli. Lo penso anche dopo aver seguito il link segnalato da Corrado, e forse troverò il tempo di spiegare il perché.

    Ribadisco il concetto ancora una volta. Concordo con te che nelle amministrazioni, e non solo, ci siano sprechi indegni. La flessibilità ci serve, serve alle nostre aziende per essere competitive. Ma lo Stato non può lasciarla deregolamentata, deve controllare e moderare il fenomeno.

    Di questo Berlusconi non ha parlato nella sua campagna elettorale, Prodi si. Punto.

    PS: è ovvio che io ed Enri ci conosciamo dal vero. Altrimenti non mi permetterei di rispondergli con questi toni.

  8. “Studenti, operai, cittadini, la situazione nazionale è insostenibile! Le scuole non funzionano, il costo della vita non ci permette più di sopravvivere, il lavoro nelle fabbriche è alienante, la polizia facista reprime i movimenti di base, arresta e uccide i nostri compagni! Diciamo basta a questo stato di cose! Diciamo basta a questo Stato! Vogliamo una società che nasca dalla rivoluzione operaia e studentesca! Tutti al teatro Sanleonardo, questa sera alle ore 21. Il movimento rivoluzionario di base stampato in proprio”.

    Loriano Macchiavelli, “Ombre sotto i portici”, 1975.

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