I gravi problemi delle Creative Commons

Creative Commons
Leggendo sul blog tecnico di splinder (soluzioni.splinder.com) sono venuto a conoscenza di alcune questioni che contribuiscono ad offuscare l’immagine delle Creative Commons, le famose licenze che vorrebbero rivoluzionare il concetto di Copyright e che utilizzo anche io per questo Blog. Trovo strano averlo scoperto su quel blog e che non si sia ancora innescato un dibattito profondo nei blog italiani più seguiti o su Punto-Informatico, provo a dare un primo piccolo contributo alla circolazione delle idee.

Il problema sollevato su splinder, se ho capito bene, sarebbe che nel consiglio di amministrazioni di Creative Commons (per brevità, CC.org) sono presenti personaggi legati a grosse multinazionali che invece hanno utilizzato e sfruttato il concetto classico di diritto d’autore. In particolare, ci si sofferma sui problemi etici legati alla figura di Joichi Ito, famosissimo tra i blogger, e sui suoi legami tanto con CC.org quanto con 3Dsolve Inc., potente società che fornisce software di simulazione di guerra all’esercito americano (link 1, 2).

Personalmente, ritengo queste questioni decisamente secondarie e di poco conto, almeno fino a quando la Mission di CC.org rimarrà quella che è e fino a quando l’operato di tale società sarà etico. Non mi importa troppo chi ci sta dietro. Fino a quando le cose funzionano. Mi sembra assai più grave osservare che le cose cominciano a non funzionare.

Seguendo i link alle discussioni, ho trovato diversi punti cui pensare. Ecco qualche esempio.

1. CC.org non ha ancora voluto rispondere alle critiche che sono state mosse sul problema sollevato su soluzioni.splinder.com.
2. CC.org ha voluto costruire una struttura verticistica imponendola anche alle tante comunità che si erano create spontaneamente nel mondo. Può anche non essere del tutto sbagliato, perché riuscire a coordinarsi è importante. Ma certamente è qualcosa su cui riflettere.
3. In particolare, quanto sta avvenenendo nella comunità italiana (www.creativecommons.it, per brevità CC.it) è degno di nota. I fondatori, portatori di un’idea di collaborazione paritaria, sono stati gradualmente privati della loro autorità e il progetto si è modificato a favore di una struttura diversa, controllata direttamente da CC.org. sulle pagine di Danilo Moi, uno dei fondatori di CC.it, alcuni riferimenti: 1, 2. Avevo già letto qualcosa al riguardo tempo fa e l’impressione che avevo avuto era che Danilo Moi esagerasse e fosse un po’ troppo fanatico su certe questioni. Ora inizio a valutare altre ipotesi.
4. Qualcuno ipotizza uno scenario in cui le società potenti favoriscano l’utilizzo di licenze quali le CC e la creazione di un DB mondiale organizzato dal quale attingere per sfruttare commercialmente a proprio vantaggio il lavoro altrui.
5. Fatto importantissimo, la licenza Non Commerciale è una fregatura pazzesca e, ancor più grave, CC.org non ha ancora voluto chiarire la sua posizione in merito; si capisce che forse non ne hanno avuto il tempo, ma penso sia una questione urgente. E’ evidente come questo ultimo punto dia forza all’ipotesi avanzata nel punto 4, che altrimenti sembrava quasi assurda.

Vediamo di chiarire e spiegare meglio l’ultima questione, che trovo veramente grave.
Normalmente, chi si avvicina alle CC tende a leggere la versione semplice della licenza (questa è quella che adotto io); poi si accorge che c’è anche una versione completa, scritta in linguaggio per avvocati. Dato che la maggior parte delle persone non è avvocato, crede che qualcuno si sia preoccupato di esprimere i concetti generali in un linguaggio utile per essere difeso in tribunale e si affida a queste licenze.
Qualcuno però si è preso la briga di controllare quanto è scritto nella licenza completa, e ha trovato un grosso problema. Anche nelle licenze denominate Non Commerciale non è in realtà escluso l’utilizzo commerciale. Si trovano queste parole:
4.c. Tu non puoi esercitare alcuno dei diritti a Te concessi al precedente punto 3 in una maniera tale che sia prevalentemente intesa o diretta al perseguimento di un vantaggio commerciale o di un compenso monetario privato.
Non ci vuole molto a capire che quel prevalentemente è una bella fregatura. Per capire, consiglio di leggere questo thread e i successivi sviluppi (1, 2).
La situazione raccontata è questa: un gruppo pubblica le proprie canzoni su internet con licenza CC, piacciono a qualcuno che le prende, le mette su CD con bollino SIAE e le rivende, destinando il 51% degli utili in beneficenza (ad una ONLUS di cui è presidente).
Non importa che la storia raccontata sia vera oppure no, quello che conta è che è una situazione plausibile. Quello che conta è che la gente sceglie la licenza Non Commerciale credendo di escludere qualunque tipo di utilizzo commerciale, che in verità non è così, che CC.org non risponde a chi chiede chiarimenti.

Resto in attesa di scoprire cosa ne pensano a CC.org (lo stesso problema è presente anche nella versione in lingua Inglese delle licenze) e nell’attesa i miei dubbi su Creative Commons aumentano. Credo sia il caso di dibattare tanto e forte su queste questioni. Aspetto anche che inizi questo dibattito tra i blog.

Update: Sono contento che sia arrivata, infine, una risposta, non so se di un membro ufficiale di CC.org o .it:
http://lists.ibiblio.org/pipermail/cc-it/2005-June/003321.html
Questa risposta non l’avevo ancora letta quando ho scritto il post, non ero riuscito a trovarla spulciando nella ML. Questo è stato un errore che volevo e voglio rettificare.

Update 2: i miei post successivi sulla questione: parte 2, parte 3.

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28 Risposte a “I gravi problemi delle Creative Commons”

  1. Certo bisogna vigilare affinché questo importante strumento non presti il fianco ad abusi, ma esistono interessanti esempi di lavori diffusi attraverso i normali percorsi commerciali e, parallelamente, mediante licenza CC… la cosa pare funzionare anche sotto il profilo marketing (questo in parte spiegherebbe l’attenzione delle majors al tema). Sul punto, ho scritto un post: http://loscaffale.altervista.org/?p=86

    Ciao, Carlo

  2. Rileggendo attentamente la frase incriminata:

    esercitare […] diritti […] in una maniera […] prevalentemente intesa o diretta al perseguimento di un vantaggio commerciale o di un compenso monetario privato

    non mi pare che l’esempio sia perfettamente calzante; in particolare interpeterei il “prevalentemente” non esattamente in maniera percentuale.
    Mi spiego con un esempio: se creo un cd l’interesse è chiaramente quello di ricevere un compenso monetario diretto dalla vendita (indipendentemente da come divido poi i soldi…); viceversa, se faccio scaricare (a gratis) la canzone da un sito internet in cui inserisco degli ads non si avrebbe tale vantaggio commerciale diretto.

    Btw, al di là delle spiegazioni che possiamo dare (circa il perché hanno scritto quello) la frase andrebbe valutata nella lingua originale: magari si tratta solo di un modo standard in inglese per esprimere certe tipologie di utilizzo commerciale.

    Pluto

  3. @pluto: si, ma se io italiano adotto la licenza tradotta in italiano, quella vale, e quella viene impugnata nei trbunali italiani. CC.it è attualmente parte di CC.org, è qualcosa di ufficiale, non solo una mera traduzione.

    Resta il fatto che, se io fossi un artista, mi guarderei bene dal pubblicare qualcosa sotto quella licenza dopo aver letto quel “prevalentemente”. Va bene condividere il proprio lavoro, ma che altri lo possano sfruttare per fare soldi proprio no.

    La versione in Inglese, comunque, recita:
    You may not exercise any of the rights granted to You in Section 3 above in any manner that is primarily intended for or directed toward commercial advantage or private monetary compensation

  4. io ho sempre pensato ad una cosa: se scrivo su un blog, indipendentemente, mi scopro a qualsiasi tipo di utilizzo da parte di terzi.
    l’unica cosa che ho sempre fatto (e che chiedo, anche se trovo difficile che qualcuno citi o incolli cose mie) e citare la fonte nel momento in cui, appunto, cito o copincollo.
    certo, questo meccanismo brucia a chi vuole guadagnare sulle cose che scrive, ma in fondo credo che l’onestà sia soprattutto una questione di intelletto, inteso come intelligenza.

  5. Qui si abbozza una spiegazione del significato di prevalentemente, simile a quella che avevo dato io (non capisco però se l’autore si riferisce a qualcosa di precedente che non ho trovato e, quindi, è ironico in quella spiegazione).

  6. @ale: tu hai ragione. Sei libero di lasciare che tutti facciano quello che vogliono con il tuo blog, e ci sono licenze CC che lo consentono espressamente.

    Però, c’è anche chi non vuole e sottoscrive la versione Non Commerciale delle CC credendo di essere tutelato, quando invece pare non essere così. Ad esempio un gruppo che pubblica le sua canzoni su internet, ma non vuole che qualcuno le prenda per farci e vendersi un CD (legittimo, direi).

    @pluto: io attendo ancora la spiegazione ufficiale di De Martin (leader ufficiale di CC.it riconosciuto da CC.org). Tra l’altro, il link che segnali, riporta un ulteriore punto di vista degli scontri all’interno di CC.it, molto interessante.

  7. Ma credo che comunque questo tipo di licenze si adatti molto a gente che fa siti o blog nel suo tempo libero…un cantautore o autore di professione che pubblica le sue canzoni o libri sul suo sito se vuole avere la certezza di proteggere i suoi contenuti meglio che ricorra ad un copiright normale forse….Questa licenza flessibile cc,si adatta più che altro a chi ha un Blog o sito e che ha interesse alla diffusione dei suoi contenuti…

  8. Creative Commons: un problema di comunicazione?

    Come accennavo qui: iniziano a circolare dubbi e critiche a proposito delle licenze creative commons, ad esempio in questo post di settolo.
    Credo che molte di queste siano critiche un pochino tirate per i capelli, quando non frutto di errori di inte…

  9. Ciao,
    scusa il trackback qui sopra, mi sono reso conto che è un po’ troppo diretto e può apparire offensivo,scusami.
    Ti assicuro che il post è meno aggressivo di quanto sembri dall’incipit…

    Ho cambiato l’inizio del mio post, purtroppo non posso modificare il testo del trackback…
    Scusami ancora
    A presto

  10. il rischio di questa discussione e’ di perdersi in un bicchier d’acqua.

    la dietrologia basata sull’idea per cui “le società potenti” potrebbero favorire “l’utilizzo di licenze quali le CC e la creazione di un DB mondiale organizzato dal quale attingere per sfruttare commercialmente a proprio vantaggio il lavoro altrui” non sta in piedi: le societa’ potenti non prediligono la conservazione dello status quo, specie quando (come nel caso del mercato dell’industria culturale) la situazione e’ favorevole a loro.

    la struttura verticistica di CC.org non crea concreti problemi. personalmente detesto le gerarchie e le strutture rigidamente organizzate.
    detto questo, CC.org scrive i testi delle licenze libere, fa propaganda e mette in piedi strumenti (archivi, motori di ricerca…), ma tutto cio’ che liberamente ascoltiamo, vediamo, leggiamo arriva non da CC.org, bensi’ dalle comunita’ di artisti, distributori e attivisti della cultura libera che adottano le licenze libere. se le licenze di CC.org non incontrano il favore delle comunita’, queste adotteranno altre licenze.

    per quanto riguarda il punto 5), quello sulla presunta “fregatura” della clausola non-commercial, chi segue da un po’ di tempo le mailing list di Creative Commons Italia non si e’ spaventato quando e’ emersa questa presunta “fregatura”. le modalita’ con cui questa ipotesi e’ stata fatta circolare, infatti, lasciano pensare che si tratta di FUD (“Fear, Uncertainty, and Doubt” ovvero timore, incertezze e dubbi, disseminati intenzionalmente da qualcuno con un obiettivo).
    tutto nasce da un Episodio Non Documentato, inviato alla mailing list di Creative Commons Italia da un Perfetto Sconosciuto, che alla richiesta di maggiori informazioni si e’ Volatilizzato. allo stesso tempo altri Perfetti Sconosciuti mai visti prima in lista sono spuntati fuori per dare man forte, sostenendo la portata catastrofica dell’Episodio Non Documentato, per poi sparire anch’essi.
    si potrebbe continuare a lungo illustrando altri buffi aspetti della questione, ma personalmente impieghero’ meglio il mio tempo. semplicemente dopo 3 anni di curiosita’ e interesse per le licenze libere non sono affatto convinto che la clausola No-Commercial sia una fregatura cosi’ come e’ stato esposto.

    credo inoltre che bisognerebbe valutare con attenzione quale effetto ha amplificare (tramite il proprio blog) una tesi grave come “le cose cominciano a non funzionare”. purtroppo e’ stato molto grave affermare come ha fatto l’autore di questo blog che “non importa che la storia raccontata sia vera oppure no, quello che conta è che è una situazione plausibile” poiche’ dal punto di vista legale la plausibilita’ di una situazione e’ ininfluente, soprattutto se a definire “plausibile” la situazione e’ un non esperto di diritto d’autore.

  11. correzione nel primo paragrafo del commento precedente:
    c’e’ un “non” di troppo, va letto cosi’ —–> “le societa’ potenti prediligono la conservazione dello status quo”

  12. caro pinna, come ho scritto qui mi ero già reso conto di molto di quanto hai scritto nel tuo commento.
    Non ho ancora avuto tempo di rettificare alcune cose e chiarirne altre perché sono ricoperto di impegni.
    Credevo fosse chiaro che di tutte le cose che ho scritto, quella che veramente mi premeva era il punto 5). Il resto erano cose sulle quali, come ho scritto chiaramente, volevo richiamare l’attenzione, in modo anche provocatorio, ed innescare un dibattito.
    Sul fatto che le cose stiano andando bene per le grandi società, avrei qualche dubbio e, pertanto, mi aspetto anche un tentativo di “aggiustamento” dello status quo.

    Arrivo al punto 5. Io non sono un esperto di diritto d’autore, e una licenza CC deve essere accessibile a gente come me. Se si fa notare una discrepanza tra la versione “readable” e quella ufficiale, essa deve essere spiegata urgentemente. Sono contento che sia arrivata, infine, una risposta, non so se di un membro ufficiale di CC.org o .it: http://lists.ibiblio.org/pipermail/cc-it/2005-June/003321.html
    Questa risposta non l’avevo ancora letta quando ho scritto il post, non ero riuscito a trovarla spulciando nella ML, e questo è stato l’errore che volevo e voglio rettificare. Tuttavia, è una risposta che comunque si è fatta attendere un po’.

    Per quanto riguarda la gravità dell’affermare che è una situazione plausibile, resto della mia idea. In termini legali, probabilmente non ha nessuna importanza se è plausibile o meno, e forse neppure una sentenza potrebbe costituire un precedente. Non sono un avvocato e non lo so. E mi interessa relativamente.
    Io non parlavo legalese. La gravità che vedevo nella questione era che non avevo ancora trovato nessuna risposta sensata ad una critica plausibile, ma solo una caccia alla strega.
    Ribadisco: non mi importa che quell’esempio sia stato fatto da uno sconosciuto, poi sparito nel nulla, e che siano spuntati altri ad alimentare il fuoco, o che si possa parlare di FUD, come lo definisci tu (spero non ti dispiaccia il tu). Quello che conta è rispondere in breve ad una critica plausibile. Senza barricarsi dietro un “ma chi siete voi, che non vi firmate neanche, non ci credo che sia vero”, ma dicendo semplicemente “che sia vero o no, le cose stanno invece così e così”.
    In questo senso aveva importanza anche solo la plausibilità. In quanto situazione plausibile e che poteva risultare poco chiara a molti, era necessario chiarirla in fretta.

    In questo senso “le cose cominciano a non funzionare”. Manca la comunicazione. La nuova struttura sta appesantendo il sistema creando uno scollamento tra vertice e base. Questo non è un dato di fatto, ma solo un’impressione personale che colgo leggendo la ML e qualche commento in giro. Impressione che credo di avere tutto il diritto di esprimere liberamente.
    Tra l’altro, sono convinto che le cose potranno sistemarsi meglio dopo un po’ di rodaggio iniziale e quanto ho scritto vorrei serivisse anche a questo.

    Per inciso, prima di scrivere questo post (non questo commento, proprio il post), avevo pensato di rispondere in lista a questo tuo messaggio: http://www.creativecommons.it/pipermail/community/2005-June/000670.html
    Poi ho lasciato perdere perchè non volevo trollare ulteriormente.
    Il concetto su cui non ci troviamo in accordo è tutto lì. Io trovo che la situazione sia da ritenere credibile (e meriti quindi risposta e chiarimento) fino a prova contraria, tu il contrario.
    Di più: io credo che, se anche la situazione fosse inventata, il problema sollevato avrebbe meritato comunque un chiarimento urgente.

    Ho ripetuto allo sfinimento lo stesso concetto, spero sia comprensibile.

  13. Leggendo la lista vedo che se c’è uno che fa dietrologia senza avere prove (e dunque vera dietrologia) è Pinna, che si ostina a parlare di complotti. Mi sembra che quel Gabelli, finto o vero che fosse (poi ognuno ha il diritto all’anonimato, come Pinna no?) ha fornito dati di fatto veri e verificabili.
    Per cui… ognuno tragga le sue conclusioni, ma, per favore, ragioniamo sui fatti e non sulle ipotesi. Se poi proprio vogliamo fare dietrologia allora posso dire che in tutti i sistemi di potere c’è chi fa propaganda parlando di complotti…

  14. Dimenticavo: riguardo alla non commercial Travostino ha parlato a titolo personale non a nome di CC, che mai si è pronunciata (e se lui ha detto così altri giuristi in lista hanno detto il contrario, quindi… anche il buon senso dice il contrario). Però considerate una cosa: quando in america è stato sollevato lo stesso problema sapete che volevano fare?? Volevano fare (CC.org voleva fare) una licenza NON FOR PROFIT! Che senso ha fare una nuova licenza NON FOR PROFIT se la non commercial esclude il profitto?? Rispondi a questo Pinna, se sei capace, a meno che tu non veda anche in me un esponente di qualche loggia massonica…

  15. Io il prevalentemente lo vedo molto a discrezione del giudice dato che io posso fare un bel cd “prevalentemente” al fine di diffondere buona musica, all’interno di un progetto di ristrutturazione musicale e rivalutazione. Che poi mi paghino potrei dire che i soldi del cd non sono indirizzati a fini di “profitto privato” ma a fini di risarcimento spese per il materiale e per il lavoro che “io” ho fatto per creare quel cd 🙂

  16. Ben venga il dibattito tra i commenti. Ma vi prego di fare attenzione a non usare toni troppo calorosi. Lo scopo non è quello di innescare un flame. E questo non è il posto adatto ad ospitarne uno.

  17. 1) Se la non commercial è davvero non commercial perché in USA, quando è stato posto lo stesso problema volevano fare una licenza CC NON FOR PROFIT?

    2) Travostino a parlato a titolo personale, non a nome di CC, e altri giuristi hanno detto l’esatto contrario di Travostino.

    3) CC.ita ha detto espressamente che fare pubblicità ad attività commerciali con la non commercial è permesso. La pubblicità è l’anima del commercio oppure no?

    4) Ma perché prima di fare i saputelli non vi informate bene?

  18. …per quel poco che ho visto direttamente è che ci sono produttori discografici che quando hanno a che fare con una band che ha i brani sotto cc nn commerciale rinunciano a produrli, pur con sincero rammarico. Mi rendo conto che è commercio ma di fatto si tratta di attività artistiche non per speculare! Molte band giovanili accedono alle cc vedendole erroneamente come una alternativa alla siae… Credo vi sia almeno un difetto di comunicazione ed i dubbi che vi siano interessi e clausule discutibili penso siano legittimi… Anche in spagna c’è un sito dove spedendo musica ti accerano la paternità dell’opera ed il fatto cha alcuni dubitino che non sia una attività senza lucro, visto che divengono proprietari di quello che considerano un master resta…

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